martedì 24 aprile 2012

Intervista al fumettista Sergio Giardo

Oggi ho il piacere d'intervistare un disegnatore professionista che tra l'altro trovo anche una persona gentilissima,        sto parlando del fumettista Sergio Giardo godetevi l'intervista.


Ci fai una breve presentazione di te


Sono nato nel 64, ho fatto in tempo a sognare un futuro fantastico guardando in televisone gli sbarchi dell’uomo sulla luna. I fumetti e la fantascienza sono una mia passione da sempre, ma prima di approdare alla Bonelli ho lavorato per circa otto anni nel settore pubblicitario, prima come grafico e poi come art director. Quando, nel ’94, ho avuto l’opportunità di iniziare a collaborare con la più importante casa editrice italiana, ho colto l’occasione al volo e ho cominciato illustrando tutti gli episodi della serie Legione Stellare per Zona X. Da lì in poi ho lavorato su Legs e Jonathan Steele, fino ad approdare allo staff di Martin Mistère e poi, dopo aver disegnato un episodio della miniserie Greystorm, eccomi su Nathan Never. Ho anche lavorato nel settore dell’animazione, curando il character design delle serie “Farhat, il principe del deserto”, e “Sandokan 3” trasmesse dalla Rai. Ho ultimato un romanzo d’avventura, “Roy Rocket” che spero di riuscire a pubblicare presto.

Qual’ è stato il tuo primo fumetto?

Il primo fumetto da lettore è stato, manco a dirlo, Topolino. Mia mamma dice che imparai a leggere proprio sfogliando Topolino. Un bel giorno alzai la testa ed esclamai: “ma... Io so leggere!” Potenza dei fumetti!
Professionalmente parlando, come ho accennato sopra, il mio primo lavoro fu la miniserie “Legione Stellare”, pubblicata da Bonelli sulla testata-contenitore Zona X. Si trattava di una space opera, scritta da Federico Memola. Per me disegnarla fu un divertimento unico!

Quando hai capito di voler fare questa professione? (che nel panorama italiano significa avere anche molto coraggio).

Fin da bambino disegnavo fumetti per me stesso ed ho sempre pensato che un giorno avrei fatto il fumettista. In realtà avrei anche voluto fare il regista cinematografico, ma allora non avevo i mezzi a disposizione per coltivare questa passione, mentre la matita era più facilmente a portata di mano per creare le mie storie senza limiti di budget.


Quali vantaggi e svantaggi offre il tuo lavoro?

Lavoro a casa mia, negli orari che voglio. Detto così, questo appare un grande vantaggio, e per certi versi lo è. Ma l’altra faccia della medaglia è che si tratta di un lavoro solitario, manca la compagnia di qualche collega col quale scambiare qualche battuta e la mancanza di orario fisso mi porta più a lavorare a ciclo continuo che non a dedicare tempo ad altro. Dal punto di vista economico, lavorare per la Bonelli è un sicuro vantaggio, essendo ormai forse l’unico editore italiano che garantisca continuità e compensi tali da consentire di vivere facendo solo il fumettista.

Secondo te il fumetto italiano che ha come caratteristica una grafica più raffinata può competere con i blasonati fumetti manga ?

Non c’è una competizione tra i due mondi, si tratta di storie e stili molto diversi tra loro, che il più delle volte si rivolgono anche a tipi di lettori di età e cultura differente. Dal punto di vista artistico, ritengo che il fumetto italiano non sia comunque secondo a nessuno. Grazie al fatto che il nostro mercato è sempre stato aperto alle proposte provenienti da ogni parte del mondo,  abbiamo potuto metabolizzare ed assorbire una quantità infinita di stili e rielaborarli secondo la nostra tradizione.


Chi è il fumettista italiano che più ammiri ?

Ce ne sono diversi. Se dici Bonelli, il primo nome che viene in mente è Claudio Villa, ma ogni autore pubblicato su Tex meriterebbe di essere citato. Come lettore di Nathan Never il mio preferito è sempre stato Roberto De Angelis. Poi potrei dire Massimo Carnevale, che è mostruosamente bravo, Mastantuono mi stupisce sempre per la sua versatilità, così come ogni lavoro di Cavazzano è una gioia per gli occhi. Pensando al passato, un nome su tutti, però: Magnus.

Qual’ è  il personaggio della Bonelli che più ti è rimasto nel cuore ?

Nathan Never, senz’altro. Da grande appassionato di fantascienza aspettavo da anni che nascesse una testata che portasse avanti le tematiche di questo genere letterario. Quando Nathan Never si affacciò per le prima volta in edicola, per me fu amore a prima vista.

Cosa consigli a chi aspira a diventare fumettista ?

Sarò banale, ma la cosa che vale di più (ed è sempre più rara, nei giovani) è lavorare molto, disegnare più che si può, copiando all’inizio dai maestri per cercare di carpire i segreti della loro arte. Più si disegna, più si migliora. Non accontentarsi delle soluzioni facili e mettersi sempre in discussione.

Secondo te internet cosa offre a chi vuole diventare disegnatore o fumettista?

Offre prima di tutto visibilità e la possibilità di dar sfogo alla propria creatività pubblicando on line il proprio lavoro senza doversi rivolgere ad un editore che faccia da filtro. Massima libertà, oltre ad una vetrina infinita sul mondo per poter trarre ispirazione dai lavori altrui.

Quali sono i tuoi progetti grafici del futuro?

Oltre alle prossime copertine per Nathan Never, sono al lavoro su “Storie da Altrove”, terminato il quale mi aspetta una storia breve per l’agente Alfa, in uscita credo intorno ad ottobre sula serie regolare.

Ringrazio Sergio Giardo per la sua disponibilità e per i suoi preziosi consigli.

Ubaldo Schiavone

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