Ci fai una breve presentazione di te
Sono nato nel 64, ho fatto in
tempo a sognare un futuro fantastico guardando in televisone gli sbarchi
dell’uomo sulla luna. I fumetti e la fantascienza sono una mia passione da
sempre, ma prima di approdare alla Bonelli ho lavorato per circa otto anni nel
settore pubblicitario, prima come grafico e poi come art director. Quando, nel
’94, ho avuto l’opportunità di iniziare a collaborare con la più importante
casa editrice italiana, ho colto l’occasione al volo e ho cominciato
illustrando tutti gli episodi della serie Legione Stellare per Zona X. Da lì in
poi ho lavorato su Legs e Jonathan Steele, fino ad approdare allo staff di
Martin Mistère e poi, dopo aver disegnato un episodio della miniserie
Greystorm, eccomi su Nathan Never. Ho anche lavorato nel settore
dell’animazione, curando il character design delle serie “Farhat, il principe
del deserto”, e “Sandokan 3” trasmesse dalla Rai. Ho ultimato un romanzo
d’avventura, “Roy Rocket” che spero di riuscire a pubblicare presto.
Qual’ è stato il tuo primo
fumetto?
Il primo fumetto da lettore è stato, manco a dirlo,
Topolino. Mia mamma dice che imparai a leggere proprio sfogliando Topolino. Un
bel giorno alzai la testa ed esclamai: “ma... Io so leggere!” Potenza dei
fumetti!
Professionalmente parlando, come ho accennato sopra, il mio primo lavoro
fu la miniserie “Legione Stellare”, pubblicata da Bonelli sulla
testata-contenitore Zona X. Si trattava di una space opera, scritta da Federico
Memola. Per me disegnarla fu un divertimento unico!
Quando hai capito di voler fare questa professione? (che
nel panorama italiano significa avere anche molto coraggio).
Fin da bambino
disegnavo fumetti per me stesso ed ho sempre pensato che un giorno avrei fatto
il fumettista. In realtà avrei anche voluto fare il regista cinematografico, ma
allora non avevo i mezzi a disposizione per coltivare questa passione, mentre
la matita era più facilmente a portata di mano per creare le mie storie senza
limiti di budget.
Quali vantaggi e svantaggi
offre il tuo lavoro?
Lavoro a casa mia, negli orari che voglio. Detto così,
questo appare un grande vantaggio, e per certi versi lo è. Ma l’altra faccia
della medaglia è che si tratta di un lavoro solitario, manca la compagnia di qualche
collega col quale scambiare qualche battuta e la mancanza di orario fisso mi
porta più a lavorare a ciclo continuo che non a dedicare tempo ad altro. Dal
punto di vista economico, lavorare per la Bonelli è un sicuro vantaggio,
essendo ormai forse l’unico editore italiano che garantisca continuità e
compensi tali da consentire di vivere facendo solo il fumettista.
Secondo te il fumetto italiano
che ha come caratteristica una grafica più raffinata può competere con i
blasonati fumetti manga ?
Non c’è una competizione tra i
due mondi, si tratta di storie e stili molto diversi tra loro, che il più delle
volte si rivolgono anche a tipi di lettori di età e cultura differente. Dal
punto di vista artistico, ritengo che il fumetto italiano non sia comunque secondo
a nessuno. Grazie al fatto che il nostro mercato è sempre stato aperto alle
proposte provenienti da ogni parte del mondo,
abbiamo potuto metabolizzare ed assorbire una quantità infinita di stili
e rielaborarli secondo la nostra tradizione.
Chi è il fumettista italiano
che più ammiri ?
Ce ne sono diversi. Se dici Bonelli, il primo nome che
viene in mente è Claudio Villa, ma ogni autore pubblicato su Tex meriterebbe di
essere citato. Come lettore di Nathan Never il mio preferito è sempre stato Roberto
De Angelis. Poi potrei dire Massimo Carnevale, che è mostruosamente bravo,
Mastantuono mi stupisce sempre per la sua versatilità, così come ogni lavoro di
Cavazzano è una gioia per gli occhi. Pensando al passato, un nome su tutti,
però: Magnus.
Qual’ è il personaggio
della Bonelli che più ti è rimasto nel cuore ?
Nathan Never, senz’altro. Da grande appassionato di
fantascienza aspettavo da anni che nascesse una testata che portasse avanti le
tematiche di questo genere letterario. Quando Nathan Never si affacciò per le
prima volta in edicola, per me fu amore a prima vista.
Cosa consigli a chi aspira a
diventare fumettista ?
Sarò banale, ma la cosa che vale di più (ed è sempre più
rara, nei giovani) è lavorare molto, disegnare più che si può, copiando
all’inizio dai maestri per cercare di carpire i segreti della loro arte. Più si
disegna, più si migliora. Non accontentarsi delle soluzioni facili e mettersi
sempre in discussione.
Secondo te internet cosa offre
a chi vuole diventare disegnatore o fumettista?
Offre prima di tutto visibilità e la possibilità di dar
sfogo alla propria creatività pubblicando on line il proprio lavoro senza
doversi rivolgere ad un editore che faccia da filtro. Massima libertà, oltre ad
una vetrina infinita sul mondo per poter trarre ispirazione dai lavori altrui.
Quali sono i tuoi progetti
grafici del futuro?
Oltre alle prossime copertine per Nathan Never, sono al
lavoro su “Storie da Altrove”, terminato il quale mi aspetta una storia breve
per l’agente Alfa, in uscita credo intorno ad ottobre sula serie regolare.
Ringrazio Sergio Giardo per la sua disponibilità e per i suoi preziosi consigli.
Ubaldo Schiavone
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